[Lezione-spettacolo tenuta presso l'Università Popolare "Aldo Vallone" di Galatina, lunedì 31 maggio 2010, a cura della Compagnia "Fabbricanti di Armonia"]
da Iliade
Capolavoro assoluto della poesia epica, l’Iliade è il punto d’origine al quale la letteratura di tutte le epoche non ha mai cessato di tornare, misurandosi costantemente con la sua ricchezza tematica e con il mistero della sua continua attualità.

La furia di Achille, l’astuzia di Ulisse, il coraggio di Patroclo, la magnanimità di Ettore ci colpiscono ancora così a fondo, perché l’umanità di questi personaggi attraversa i millenni, per i valori che riconosciamo ancora oggi come fondamentali: il coraggio, la pietà, la dignità, l’amicizia.
Ma, non solo. Ci sono due cose che tra le pieghe della narrazione ci lasciano muti: il senso della bellezza e il senso della giustizia.
Di una bellezza sconvolgente è ogni personaggio che si muove sul teatro della guerra.
Ciò che colpisce di più è la capacità di suscitare emozione attraverso una narrazione che ci fa vedere, come in un film, le scene di una battaglia cruda e sanguinosa, necessaria agli uomini per diventare eroi, per farsi simili a quegli dèi che incrociano nell’ineluttabilità dei loro destini.
Tutti, nell’Iliade, si muovono in qualche modo per mano degli dèi.
Tra questi, l’unico che da solo va incontro verso il proprio destino è Patroclo, l’amico di Achille; la sua morte sembra addirittura portare la narrazione stessa da un’altra parte.
Raccontare la morte di Patroclo, allora, può diventare l’occasione per una riflessione più ampia e profonda sul senso della stessa vita di ogni uomo, che pure sogna di avere il suo momento di gloria, quella gloria che ineluttabilmente lo segnerà e lo porterà verso la sua stessa fine.
Del tutto naturali affiorano le parole di alcuni poeti salentini, a fare da contrappunto ai sentimenti e alle emozioni dei personaggi omerici.
Alla fine, la musica avvolge tutto il testo per restituire all’ascolto di ognuno di noi la prima vera opera poetica dell’intera umanità.
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