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Convocazione Assemblea dei Soci 22 aprile 2022
Convocazione Assemblea dei Soci   L’Assemblea dei Soci è convocata nella Sala Convegni dell’ex Monastero delle Clarisse venerdì 22 aprile alle ore 16,00 in prima convocazione e 17,00 in... Leggi tutto...
Programma Aprile 2022
Università Popolare “Aldo Vallone” Anno accademico 2021-2022 Programma di Aprile 2022 ●       Venerdì 1 aprile, ore 17:00, Officine di Placetelling - L’Università del Salento... Leggi tutto...
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Diario d'estate – La Notte della Taranta n°15 - 2012 PDF Stampa E-mail
Prosa
Lunedì 17 Settembre 2012 20:31

Sanare o dimenticare?

 

C'è un rito estivo che richiede una particolare ginnastica: preparare il polpo al piatto. La preda si sbatte sullo scoglio più e più volte; la durata dell'atto - che viene compiuto con particolare ostentazione per far invidia all'intorno - determina la morbidezza del cucinato. Il polipo perde la sua tensione, s'arrende ed è fatta: gnam, gnam, gnam... C’è chi lo mangia crudo con i piedi a mollo felice di mostrarsi selvaggio al cospetto del visitatore. Così è il Salento.

 

In quest'estate ho sofferto dell'acuirsi del male della complessità, ogni “cosa” l'attacco all'altra e m'è difficile discernere, distinguere... Sarà per il fatto dell'Ilva che "dicono" influisca perfino sulle cozze in mare... Sarà l'amara contingenza nazionale che allena gli occhi al listino d'ogni cosa... Insomma, il rammarico, invade e non ho occhi e orecchie libere per far l'ascolto al riparo...

 

Melpignano sabato 25 agosto, 15° concertone del Festival della Notte della Taranta. Maestro concertatore Goran Bregovic da Sarajevo.

 

All'arrivo m'accoglie la squillante voce tutta di testa di Vituccio, Vito Nigro, l’uomo delle capre. Vitucc’ de Carcagne, il “padrone di Villa Castelli”. C'è ancora luce in cielo l'ultima del tramonto e guardiamo in alto a scorgere la grande mole di Giandomenico Caramia che lì abita dallo scorso dicembre... Si fa buio e i suoni continuano, sommano a strati emozioni ma... Mi sento distante. Sensazione nuova. Mai provata in questi lunghi anni di militanza e di attaccamento all'evento degli eventi. Che accade?!

Nella conferenza stampa di venerdì le prime avvisaglie: la sensazione di un sentimento di estraneità...

La cultura della campagna s'è fatta spettacolo, s'è data una regolata. Una scatola formale. Amara cosa constatarlo, non c'è freschezza. Entusiasmo. Ogni cosa si ripete in un rituale che, battuto e ribattuto sullo scoglio, s'arrende...

La “campagna” adesso è sul palco, Vituccio ha citato le sue capre. La sua libertà.

Ma, la campagna di qui, oggi, non è più campagna, volta com'è alle coltivazioni delle energie "rinnovabili" e al dover far strade. Cose che sappiamo...

Ma perchè quel popolo che per primo dovrebbe levarsi a difesa della terra tace? Perchè anzi, con larga maggioranza, dice sì allo stupro?

 

I "morsi” tornano e la taranta cambia livrea. Prima era la carne e il “sentimento” la preda, adesso è la terra. L’ambaradan della pizzica pizzica, col suo tornare, a far da contorno: a sanare o a far dimenticanza?

La domanda mi ossessiona...

 

Melpignano è  stata ed è la “cucina” del “passaggio”. Si viene qui per “dimenticare” per una sera lo scempio e lo sconforto che ci prende se guardiamo ciò che accade.

La musica, il veicolo di una compensazione tra ciò che si perde (l’ultima integrità territoriale) e ciò che si conquista (l’evidenza “culturale” di oggi) con la Fondazione ben agganciata ai puntelli “nazionali” (e qui una domanda impertinente viene spontanea ma quella della Taranta è depandance degli Italiani Europei? Bha! Così pare ai malevoli che non capiscono il perchè delle passerelle estive di Massimo D’Alema sul tappeto degli Agostiniani) che trova la celebrazione dell’Accademia e della rete Tre di Radio Rai - luogo-spazio di massima elezione intellettuale in Italia -  che per due giorni si è interrogata sul senso della festa e dei festival.

 

Insomma giriamola a pizzica pizzica è il prezzo da pagare... Tutti contenti, ballati! ballati! Dimenticate. Non ci sono parole politiche qui, solo suggestioni retoriche come quelle ascoltate in conferenza stampa. Solo intendimenti, quelli di sempre, ma del Salento delle sue urgenze ed emergenze niente. Stop! Dimenticate, giriamola a pizzica pizzica.

 

La festa smetta se non c’è coscienza. Che la festa sia utile. Così penso...

Questa terra è piegata, possibile che non se ne accorgano? Una terra che spreca, si spreca. Non c’è attaccamento e la tradizione più che salvataggio-salvagente per tenersi a galla nella "mancanza" e come polpo battuto sullo scoglio... Battuta e ribattuta per farsi tenera... commestibile...

Non c’è cultura contadina a dettare la regola, quella, la regola è a cura dell’aristocrazia (più o meno riciclata) la stessa del latifondo che fece braccianti i salentini, quelli stessi che oggi si spendono col lavoro di braccia e voce sul grande palco...  L’amaro lavoro vuole sempre riverenze... si è piegati e mai proprietari... Questo scontiamo nella ferita. Non serve gridare da un palco se poi c’è la rassegnazione di una terra che rischia di perdersi così come la musica, la nostra, che sembra, di edizione in edizione, smarrire la sua originalità nell’eccesso. Presa qui, oggi, ad inseguire gli eccessi degli ottoni che volano senza alcuna geometria compositiva, concertativa.

 

La Banda di Racale rimedia, “all’attacco”, con un classico del repertorio di Goran Bregovic: “kalasnijikov kalasnijkov"... Una cascata di suoni, “uniforma” nella verticale la scena e fa sangue nell’op op op di una tradizione, quella d’oltre adriatico che, con la musica, ha de-cantato il Potere e il subire, donandosi al mondo. Un bum bum bum che sarebbe forse utile a far “saltare” la finta cabala (Mimmo Paladino dopo Novoli lo vediamo pure a Melpignano... Bha!!!) esposta a sfondo di un palco rimasto, fino alla repentina fine del concerto, enigmatico nella sua intima finalità.

 

Nervoso e teso nonostante lo sbattimento che questa volta ha rischiati di rompere lo scoglio!

 


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