La lanterna di Diogene 8. Etica, politica, filosofia |
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Filosofia |
Martedì 03 Giugno 2014 06:26 |
["Il Galatino" XLVII n. 10 del 30 maggio 2014]
In questi giorni ho letto un libro della Sindaca di un centro importante del Salento (ho chiesto a Marisa, mia moglie, che si interessa del femminile, se debbo chiamarla Sindaco, Sindachessa o Sindaca e lei, quasi scandalizzata per la mia ignoranza, ha detto: Sindaca). In questo libro si parla di politica e di filosofia insieme, ma in un modo originale. Ci si immagina un incontro in cielo tra il guardiano san Pietro e Socrate, che era morto 399 anni prima della nascita di Cristo. Non sappiamo cosa abbia fatto il filosofo marito di Santippe o dove sia stato in questi 432 anni che vanno dalla sua morte alla morte di Cristo e, quindi, dall’incarico dato al patrono di Galatina di essere portinaio del Paradiso. Tra i due c’è, inevitabilmente, un lungo colloquio. Il succo del loro discorso è se la filosofia possa aiutare a governare la città. Ma quale filosofia? Il dialogo tra il portinaio del paradiso e il primo filosofo importante del pensiero occidentale si avvia proprio col problema etico che è alla base dell’esperienza di Socrate. Tra l’altro, quando costui si presenta a Pietro e gli dichiara che era, anzi che è ancora un filosofo, l’altro lo irride dicendogli che quando si presentano anime di persone che nella vita non hanno praticato alcun mestiere, dicono tutte che sono filosofe. Il problema centrale merita una riflessione attenta. Se Socrate teme il populismo e la demagogia politica, Pietro evidenzia la sua preoccupazione per i giovani che sono in balìa di se stessi e non hanno punti fermi. Il tema di fondo è, però, questo: non ci può essere politica vera se non è guidata dall’etica. La conclusione dell’autrice/Sindaca è che dobbiamo dapprima rendere responsabili e onesti tutti i cittadini: questa è la principale e unica garanzia per avere dei governanti onesti. Una cittadinanza sana, libera, pulita non sceglierà mai come suo rappresentante qualcuno che non abbia le stesse virtù della comunità da guidare. A questo punto non resta che dire: provare per credere. . |