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Dirk Verdoorn. Dal Salento alla Senna, Galleria l’Osanna, Nardò 3-20 ottobre 2014 PDF Stampa E-mail
Arte
Sabato 04 Ottobre 2014 20:06

Omaggio agli artisti ospiti del Salento
Approdi d’arte N. 5


[Nella foto: Marina Pizzarelli, Riccardo Leuzzi,  Dirk Verdoorn]


Se Dirk Verdoorn  (nato a Dordrecht in Olanda, città sorta alla confluenza di importanti corsi d’acqua) non compare nel bellissimo Verso Sud, (Verso Sud. Salento d’acqua e di terra rossa. A c. di C. Gerardi, testi di M. Cataldini e M. Pizzarelli, Lecce, 2008, AnimaMundi) è dovuto al suo recente approdo a Nardò. Gli incontri Approdi d’Arte, curati da Marina Pizzarelli e dedicati ad artisti  stranieri residenti nel Salento, concludono l’attività espositiva estiva della galleria l’Osanna che da oltre quaranta anni promuove, grazie alla sensibilità dell’avv. Riccardo Leuzzi, artisti contemporanei.

Pittore ufficiale della Marina Militare francese, Verdoorn ha esposto le sue opere in Francia, Paesi Bassi, Belgio Principato di Monaco, Singapore, Stati Uniti.

“Sono nato sull’acqua nell’acciaio che fluttua”.

Honfleur, città d’arte della Normandia ospiterà la mostra in novembre intitolandola Ritorno alla Senna.

I soggetti dei suoi dipinti sono imbarcazioni di grande stazza, per lo più mercantili: quelle di Spes salutis e di Montant la pilotine sono delle petroliere, non romantici velieri dunque, ma a noi, spettatori riuniti nella piccola galleria, sono sembrate romanticissime così sospese in quell’atemporalità hopperiana che è la cifra del nostro romanticismo contemporaneo così dissociato.

 

 


[Montant la pilotine]


I soggetti sono eseguiti ad acrilico su tela, a metà tra fantasia e realtà, con una tecnica simile a quella dell’iperrealismo, eppure, come ha precisato la prof.ssa Marina Pizzarelli nella sua presentazione, non sono immagini cristallizzate, ma ispirano, a ben guardare, un senso di sgomento, di solitudine di maestosità  così vicino all’incantamento che permea le opere dei romantici nel loro intimo dialogo con la natura. Una riflessione di Caspar David Friedrich in apertura del testo critico, conferma questa filiazione che  Pizzarelli sottolinea.

E’ un mare tempestoso e cupo il soggetto di alcuni dipinti esposti nella galleria de L’Osanna, come quello di Accueil au Havre, porto dove riparano alcune imbarcazioni;  il cielo è plumbeo, sullo sfondo, in  lontananza, quasi impercettibili alla vista, gabbiani in volo. E’ una luce rarefatta quella di alcune opere, tipica delle atmosfere nordiche che ammantano luoghi dove raramente c’è la speranza di un cielo terso.

Si sente l’odore di quel mare acre e carico di combustibili, la descrizione della grande petroliera di Spes salutis è accuratissima: la grande prua che campeggia in primissimo piano, la torretta con tralicci, radar, antenne, cavi d’acciaio, è tutto perfetto… se non fosse per quelle enormi macchie di ruggine - svelate dalla luce proiettata dal lato destro dell’immagine - che, sentimentalmente, suggeriscono una conoscenza profonda della vita di una nave, bella e maestosa,  anche se non è nei suoi tempi migliori. Dalla sua chiatta di appoggio, giorno dopo giorno, Verdoorn ha visto ben oltre quello che a noi  appare come un comune mezzo di trasporto, un’imbarcazione-cisterna, una possibile minaccia per le acque del mare, ha compreso che la fragilità di quei giganti si chiama uomo.

Racines Fluviales raffigura due imbarcazioni che navigano su un fiume dalle acque placide in cui si specchia la folta vegetazione ai bordi dell’ansa.

Il moto delle barche suggerisce la presenza dell’uomo anche se non c’è traccia di umanità: “Spesso la figura umana è presente indirettamente per la follia delle sue imprese quasi sempre autodistruttive” (D.Verdoorn).


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