C'è Musica e ... Musica 3. Le tarantelle |
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Musica e Teatro | ||||||||||||
Giovedì 23 Aprile 2015 08:34 | ||||||||||||
La Tarantella napoletana nasce nel XVII secolo proprio in seguito alla crisi e all'involuzione del tarantismo, ma nell'area napoletana la tarantella perde ogni valenza simbolica , diventa danza accompagnata da strumenti a fiato, a corda, a percussione (come già nel tarantismo), per poi intro-durre strumenti nuovi come il putipù, lo scetavajasse, le nacchere e predilige soprattutto la componente ritmica. Una delle tarantelle più famose della tradizione popolare napoletana è Michelemmà, di anonimo anche se dal poeta Salvatore Di Giacomo, autore di molte e belle canzoni napoletane, è stata attri-buita al pittore secentesco Salvator Rosa. In realtà si tratta di un equivoco involontariamente provo-cato da un viaggiatore inglese, Charles Burney, che aveva acquistato dal nipote del famoso pittore un Libro di Musica di Salvator Rosa, da intendersi nel senso di proprietà di... appartenente a... e non come scritto da lui. Canzone dunque di anonimo. Di controversa interpretazione anche il titolo Michelemmà. Secondo alcuni si tratterebbe della descrizione della nascita dell'isola d'Ischia rappresentata da una bella isolana scarola (ischiarola), ma scarola è anche il nome di una verdura che alluderebbe alla conformazione dei colli ondulati e verdeggianti dell'isola, sottoposta ai feroci attacchi dei turchi. Un'altra interpretazione, invece, la riconduce a una sorta di intercalare locale Michele 'e mà (Michele di mamma, bello mio, scemo mio, secondo un'accezione scherzosa e affettusa delle mamme napoletane al proprio figliolo) in un racconto-fiaba di una madre per fare stare cheto il proprio figlio. Inoltre S. Michele è anche il protettore di Ischia. Tra i maggiori interpreti di questa canzone va ricordato Roberto Murolo, una voce storica di Napoli.
Li turche se nce vanno/ Michelemmà, Mic... 'Sta figliola ch'è figlia,/Michelemmà,Mich... Chi pe' la cimma e chi,/ Michelemmà, Mich... E 'mpietto porta na/Michelemmà,Mich... Chi pe' la cimma e chi,/ Michelemmà, Mich... E 'mpietto porta na/Michelemmà,Mich... Pe' lo streppone, pe' lo streppone/ Pe' lo str... Stella Diana stella Diana/Stella Dia...
Un'altra famosissima tarantella è Palummella zompa e vola, il cui testo di anonimo è stato va-riamente rielaborato con parole che attaccavano il potere trasformando una canzone d'amore in una canzone di protesta, sia contro i Borboni che contro i Savoia, tanto da essere sottoposta a censura. Ma il popolo napoletano ricorse all'espediente di cantarla a bocca chiusa, come nel coro della Butterfly. Si tratta quindi di un canto popolare rielaborato e trascritto da Teodoro Cottrau, figlio di Guglielmo, il quale lo pubblicò nel 1873. La musica deriverebbe dall'aria dell'Opera buffa la Molinarella del barese Niccolò Piccinni del 1766 ed ha avuto tra i suoi grandi interpreti cantanti del calibro di Sergio Bruni e di Massimo Ranieri. In napoletano palummella significa farfalla e nella versione attuale è soltanto una canzone d'amore dove la farfalla, simbolo di libertà e messaggera d'amore, viene mandata dall'innamorato alla donna amata per dirle tutto il suo amore e darle un bacio. Per certi versi ricorda una ballata del 1300 di Guido Cavalcanti Perch'i' no spero di tornar giammai, che s'inserisce nel filone tutto letterario dell'amore di lontano inaugurato da Jaufré Rudel, dove a svolgere la funzione della messaggera d'amore non è la farfalla -come nella canzone- ma la ballata stessa del poeta lontano. La canzone comunque è tra le più belle della tradizione popolare napoletana e mantiene intatto il suo fascino leggero e incantato, malinconico e sognante.
Anche alla canzone Lo Guarracino, di anonimo del '700, è stato attribuito un proposito rivoluzionario, in quanto il testo poteva leggersi come incitamento alla sommossa. Già all'epoca riscosse un grande successo diventando una sorta di inno popolare. “Lo Guarracino” è il nome dialettale napoletano del “Coracino”, pesce nero e bruttissimo. Su un allegro ritmo di Tarantella la canzone si snocciola su un testo straordinariamente fantasioso e divertente, dove viene rappresentata con vivacità una battaglia tra vari pesci, schierati chi a favore e chi contro il coracino, il quale, innamorato della sardella, deve rinunciare al proprio amore, perché la bella sardella è stata promessa all'alletterato (pesce della famiglia dei tonni). Scoppia una battaglia dove tutti i contendenti se le danno di santa ragione. Il brano, considerato una delle prime tarantelle napoletane, ha la sua genialità nel fatto che la sua ambientazione non è nei vicoli napoletani, bensì nei fondali marini del golfo di Napoli e i personaggi sono in realtà pesci e molluschi d'ogni tipo. Notevoli le interpretazioni di Roberto Murolo, di Fausto Cigliano e della Nuova Compagnia di Canto Popolare. La Tarantella poi nell'ottocento è uscita fuori dall'ambito regionale per opera di autori europei come Weber, Stravinskij, Tchaikovsky, Listz, il quale ha rielaborato al pianoforte una famosa tarantella “colta” di Gioacchino Rossini intitolata La danza. Ma tarantelle sono state ancora com-poste a Napoli e in Italia per tutto il novecento a testimonianza della vitalità di questo genere ritmico.
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