Insegnamento e aggiornamento all’epoca della Buona Scuola |
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Prosa |
Giovedì 08 Ottobre 2015 19:52 |
Interpretando una certa letteratura in un certo modo, da qualche tempo sono convinto che quella dei vampiri sia una storia che riguarda i riti di passaggio, e che Dracula nasconda dietro la sua tetra sagoma le prosaiche vicissitudini dell’uomo di mezza età che cerca la vita che ormai gli sfugge continuamente di mano, per cui la notte è pieno di vigore, mentre di giorno appare pallido e smorto. Credo che fare il professore, insegnare ai ragazzi corrisponda un po’ a quello che fanno i vampiri: succhiare il sangue alla gioventù per rimanere vivi. È per questo motivo fondamentale che coltivo con grande passione il rapporto con i miei allievi, che amo e prediligo sopra ogni cosa: da loro, infatti, mi viene la linfa vitale senza la quale non potrei tirare avanti nel “solido nulla” che mi circonda e che mi fa impallidire sempre più. D’altro canto, bisogna osservare che i giovani non sono da meno, e la loro prassi vampiresca – in ossequio a uno scambio vitale irreperibile in altri contesti – risulta altrettanto efficace: è arcinoto che, al cospetto di vampiri che succhiano loro la linfa vitale, gli studenti reagiscono con ardore impagabile, suggendo a loro volta, anche dai più smunti professori, molto più sangue di quello che donano. In tutto ciò – ossia in una realtà felicemente vampirizzata – mi chiedo a che cosa possano servire i corsi di aggiornamento come quelli di cui saranno presto obbligatoriamente vittime i docenti delle scuole italiane di ogni ordine e grado. Certo, tutto può tornare utile nella vita. Questo genere di corsi, però, che propugnano una pedagogia frizzante imperlata di storytelling e tecnologia, io credo che servano a ben poco perché si fondano sulla pretesa assurda che per tutti, indistintamente, possano valere uno stesso metodo/visione, le stesse letture, le stesse impostazioni ideologiche – in una parola: lo stesso sangue (i. e. la stessa linfa vitale). Ma è risaputo che ciascuno di noi ha un gruppo sanguigno diverso, e il vero aggiornamento varia, di conseguenza, a seconda del soggetto. Ad esempio, almeno per un professore-vampiro come me, l’approvvigionamento/aggiornamento avviene di notte, immerso in una cripta a scartabellare libri & affini coerenti con la propria sete e con i propri bisogni, che non sono alla moda e che non seguono gli slogan facili dell’impegno, che vanno nella direzione della propria idea di insegnamento e dunque mirano a mantenere il sangue sempre vivo e fresco per vivificare e rinfrescare sempre al meglio gli avidissimi studenti. Insomma, fuor di vampiresca metafora, almeno l’aggiornamento professionale, nella scuola, andrebbe lasciato alla libera iniziativa individuale, e non ingabbiato in logiche da polli d’allevamento, anche perché se ci si aggiorna come polli, alla fine soltanto polli si riesce a formare a propria volta. Si pretende una scuola migliore, con docenti motivati e creativi, ma si continua a propinare un’impostazione “formativa” generica e generalizzante, che mortifica la ricerca approfondita, autonoma e indipendente – facendosi un bel baffo, così, anche della famigerata “libertà d’insegnamento”. Ecco, questo è quello che, nel mio piccolo (loculo), penso di insegnamento e aggiornamento all’epoca della Buona Scuola. |