Sulla soglia |
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Poesia |
Martedì 12 Aprile 2011 17:19 |
Cade la vita dai giochi a nascondino da notti strette al seno da mani sullo sdentato sorriso da occhi in gara di aquiloni,
cade senza rumore e senza eco d’esistenza: spogliata dall’ indifferenza
nella memoria si muove vuota e confusa ombra insegue nel nulla una voce per dare volto e corpo all’anima che è stata bambina.
Un silenzio rumoreggia di colpe le coscienze spettatrici del male e una speranza stagna nei deboli sforzi di offrire amore a chi dalla morte fugge.
La soglia Forse la soglia appare di luce ad occhi di sangue colmi, a mani infisse in aghi, a pelli in scossa di dolore: e forse sembra di morte ai festaioli in abuso di piacere,
ma la soglia c’è, nell’abbraccio a passi immaturi di cammino, a sorrisi di acerbe domande, la soglia c’è, è altra Vita.
Sull’uscio Sull’uscio scardinato e muri arresi attende di capire lo stordito bimbo, sciolte le manine da spavento, esili le gambe immobili dentro scarpe fuori misura, fuori tempo.
Dietro il suo pietroso sguardo gira la miseria di adulti in affanno a raccattare cocci utili rimasti dopo le bombe .
L’aria fuma la polvere di spari, di diroccati sogni, di voragini che inghiottono il sole, le risa, le corse, i capricci e muti respingono i perché. Vorrebbero fuggire i piedini intrappolati nei dopo-sport immensi ma una paura martella il cuore e frena il sangue e il respiro e il moto di una gamba dopo l’altra nel gioco felice che scendeva per i viottoli del paese e la collina.
Ora la morte intorno piange e mette in pausa fughe e scoppi per difendere l’ultimo segno prima della soglia, che allinea ogni destino.
Il mare Pare il mare scivolare senza regole, libero di rispondere al cielo e segnare i giorni con spuma impertinente, oppure accarezzare con servile piacere la sabbia, schiava dei suoi vortici imprevedibili come la morte. Pare l’acqua plasmarsi alla luce, e ammorbidire le sue mani sul corpo natante in abbandono di sensi, pare innocuo quello scivolare acqua su acqua, onda su onda, ma dentro il mare come il cuore conosce i dogmi del giorno, le servitù al vento e al riciclo del sole, i tormenti dei fondali sconosciuti all’aria da secoli immoto pavimento per carcasse. Pare tranquillo il mare, ma il suo dolore è il dubbio di morire senza terra, immerso nelle algide passioni di correnti che ne fanno mostro e assassino, mentre il suo anelito è un volo di gabbiano su un’isola di ulivi.
Le prime tre poesie sono tratte da Sulla soglia, Lepisma Editore Settembre 2010. Con la quarta Bozzetti si è collocata al 2° posto nel Concorso poetico nazionale "Il mio mal superbo" 2011, 1°edizione (Monza e Brianza pensiero al femminile; associazioni Zeroconfini ONLUS e Cultural...mente). |