L'"Accademia Salentina" attraverso inediti |
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Sallentina |
Sabato 11 Giugno 2011 12:55 |
Nel panorama dell'attività letteraria del Salento, nei primi anni del secondo dopoguerra, in un clima di rinnovata fiducia nella forza della parola e della libertà ritrovata, occupa un posto centrale un piccolo sodalizio di uomini grandi: l'"Accademia Salentina" voluta e fondata il 3 gennaio 1948 (1) da Girolamo Comi, Oreste Macrí, Michele Pierri. Della esigua pattuglia dei fondatori doveva far parte Mario Marti che un luttuoso evento (la morte della madre) tenne lontano da Lucugnano all'atto della fondazione (2). Sul carattere del sodalizio, più che sulla sua storia di cui si tenterà, in questa sede, di tracciare per la prima volta le linee essenziali, si è detto per rapidi ma vigorosi cenni da parte di alcuni studiosi le cui prospettive di ordine critico non sempre sono apparse convergenti. Donato Valli, nel suo Cento anni di vita letteraria nel Salento (1860-1960), definendo la posizione storica de "L'Albero", rivista organo dell'Accademia fino al 1953, prendeva le distanze da Vittorio Bodini in ordine al giudizio "di astratta universalità e di classico conformismo" (3) che il poeta de La luna aveva espresso all'indirizzo dell'Accademia stessa. Così Bodini: "C'è, in un angolo sperduto della [ ...] provincia, a Lucugnano [ ... ], un'Accademia Salentina della quale fanno parte nientemeno che Falqui, Anceschi, Macrí, Ciardo, Assunto, Ferrazzi, il tarantino Pierri e Maria Corti. E' un nobile svago personale di Girolamo Comi che vive a Lucugnano ripartendo la sua attività fra sonetti e saggi cattolici e le cure di un oleificio" (4). Bodini, poi, rincarava la dose definendo "L'Albero" come "disparato zibaldone" che lungo il solco di un post-ermetismo cattolico rincorreva "vaghi miti di universalità" (5). Questa la replica di Valli: "Sfuggiva a Bodini che… Per continuare a leggere, clicca qui
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