Aldo Vallone
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Giovedì 17 Maggio 2012 11:31 |

DIVINA COMMEDIA: INFERNO - COMMENTO CANTO II
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Aldo Vallone e Silvio Pasquazi, nella prestigiosa cornice della biblioteca Vallicelliana di Roma, commentano il Canto II dell`Inferno. Nell`invocazione alle Muse, che apre il canto, si ravvisa il tema, ricorrente, della "memoria storica", ossia delle insicurezze e dei timori di Dante, che ha paura di non riuscire a rappresentare fedelmente ciò che ha visto nel viaggio. A questo tema si collega quello della "viltà", o meglio della sfiducia di Dante in se stesso, del suo non sentirsi più all`altezza di fronte al compito assegnatogli. Perché proprio a lui la possibilità di visitare l`aldilà? Il suo viaggio risponde ad un disegno provvidenziale, ad un volere divino. Solo grazie al conforto di Virgilio e alle rassicurazioni delle tre donne celesti, la Madonna, Santa Lucia e Beatrice, Dante ritroverà la sicurezza che gli serve. Anche nel Paradiso, preannunciano i commentatori, l`avo Cacciaguida sarà orgoglioso che Dante, suo discendente, sia stato prescelto per l`alto compito.
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Aldo Vallone
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Giovedì 03 Maggio 2012 08:17 |
DIVINA COMMEDIA: INFERNO - COMMENTO CANTO VI
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Aldo Vallone e Silvio Pasquazi, nella suggestiva cornice della biblioteca Vallicelliana di Roma, commentano il sesto Canto dell`Inferno. Si tratta di un canto breve, ma denso di significato e di rimandi. Tutti i sesti canti infatti contengono il tema politico. Questo, inoltre, è intriso di realismo e cortesia, di contrapposizione tra toni mesti e toni forti, caratteri tipici della tragedia. Tra le anime dei golosi, Dante incontra il fiorentino Ciacco, che è qui personaggio basso, contrapposto all`alta funzione che gli viene affidata nel pronunciare il messaggio politico e nel vaticinare le vicende fiorentine tra il 1300 e il 1302. Al centro dell`invettiva contro Firenze, dicono i commentatori, dominata da superbia, invidia e avarizia, aleggia, per contrapposizione, una precisa nozione di "umanesimo civile". Dove si trovano le anime più insigni della Firenze di Dante? Nei cerchi più bassi: tra eretici, sodomiti e seminatori di discordie, risponde Ciacco. Qui Vallone e Pasquazi rimarcano il tema della imprevedibilità dei disegni divini. "Quando tu sarai nel dolce mondo..." è il dolcissimo commiato di Ciacco a Dante, il quale subito ripiomba, per contrapposizione, in uno stato di ebetudine. Il canto si chiude, infine, con una "questio filosofica" sul ricongiungimento di anima e corpo dopo il giudizio universale.
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Aldo Vallone
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Sabato 03 Settembre 2011 15:47 |
[Estr. da: Archivio storico pugliese. Organo della Società di Storia Patria per la Puglia, 2 (1949), fasc. 1-2]
Pietro Siciliani nacque a Galatina (Lecce), nel 1835, da buona famiglia borghese. Compì gli studi medi presso Istituti religiosi, quelli superiori a Napoli, terminandoli poi a Pisa nel 1861 con la laurea in medicina. Un anno dopo passava a Firenze come professore di filosofia al liceo Dante, ove rimaneva fino al 1867. Periodo vario e denso di studi fu questo per il Siciliani. Con lo stipendio, anche se non largo, e con gli aiuti, anche se parsimoniosi ma continui, di don Rosario, fratello amatissimo e custode geloso dei beni aviti, egli potrà avviarsi alla ricerca e allo studio della filosofia con sicura e libera baldanza giovanile e non ininterrotto entusiasmo.
In allegato leggi la continuazione e poi il necrologio che a Siciliani dedicò Giosuè Carducci nell’Annuario dell’Università di Bologna del 1886. |
Aldo Vallone
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Lunedì 04 Luglio 2011 06:59 |
[Profilo di Sigismondo Castromediano, in “La Zagaglia” Rassegna di scienze, lettere ed arti, a. I, n. 1 (marzo 1959), pp. 83-86].
Tra i patriori del Salento un posto particolare spetta a Sigismondo Castromediano (Cavalllino di Lecce 20 gennaio 1811 – 26 agosto 1895), che dopo 11 anni passati nelle galere borboniche (30 ottobre 1848 - 15 gennaio 1859), tornò a vivere con umiltà e dignità, con purezza di ideali sempre, tra i suoi concittadini. Il documento di tutta una vita e del carattere di un uomo è consegnato, alle Memorie, che, almeno nelle parti più vive e drammatiche, meritano oggi di essere ricordate accanto a quelle di altri memorialisti ed esuli meridionali: N. Scavoni Carissimo, N. Palermo, G. Pica, A. Garcea, S. Spaventa, C. Poerio e così via, fino ai sommi F. De Sanctis e L. Settembrini e ai felici cenni ch’è dato trovare nei Ricordi di un orfano di G. Toma. Ma questa è tutta una zona da riscoprire e studiare accanto a quella, ben più nota e circolante nella cultura storica e letteraria, dei memorialisti piemontesi, lombardi e toscani. |
Aldo Vallone
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Mercoledì 08 Giugno 2011 11:50 |

Tre persone, certamente, contarono nella educazione e sugli orientamenti politici di Antonio Vallone prima ancora del suo ingresso attivo nella vita parlamentare: Pietro Siciliani, di cui sostenne l’infelice candidatura “irredentista” nel Collegio di Maglie nel 1882; Antonio De Viti De Marco, di cui prima seguì e poi affianco in venticinque anni le vicende politiche ed elettorali; e soprattutto Guglielmo Oberdan, amico e collega a Roma in due anni di studi universitari presso la Facoltà d’Ingegneria. Persone diverse per studi, carattere, provenienza, estrazione sociale; ma tutt’e tre promossero in lui una visione laica del mondo e dei rapporti tra gli uomini; lo convinsero, per vie opposte, qualvolta, e per linee discontinue, che la civiltà è in progressione perenne, e la sua validità vera è quando assicura (e non turba) le conquiste del popolo. Su questo cammino egli trovava conferma alla ideologia repubblicana e mazziniana, che non gli creava assolutamente contrasti nell’urto col progressismo scientifico dell’età positivistica. |
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